Viaggio italiano tra i Dieci Comandamenti – parte 2: Non dire falsa testimonianza; Non uccidere; Non invocare il nome di Dio invano…

“Tacere non ci è dato ma pronunciare comuni parole” (Cristina Alziati).

Infatti non tacciamo, e il comandamento Non dirai falsa testimonianza ci travolge anzitutto per la pressante incapacità di apprezzare il silenzio e di affidarci alla parola, come se essa stessa bastasse a conquistare la libertà. Dovremmo affidarci alle “comuni parole”, direzione di verità condivisa, e invece oggi la parola è arbitraria, abusata, strappata, inflazionata. Soprattutto in Italia, dove è un vizio nazionale: parlare si può impunemtene, tutt'al più siamo responsabili dei fatti, ma il verbale è banalizzato, nemmeno ci preoccupiamo più di tanto se è falsa testimonianza o verità. Tanto ci siamo abituati: la pubblicità dilaga, ci abbiano fatto la pelle; la politica macina demagogia e promesse elettorali, e si lascia correre, chi prende più sul serio? La riflessione dotta pontifica in seminari dove l'eccessiva misura del parlare è pari spesso a quella dell'indifferenza di chi è in sala.


Siamo partiti in salita alla libreria Citè, nel popolare Oltrarno fiorentino, a discutere con tre persone, oltre al sottoscritto nelle vesti del politico, che della testimonianza e della parola hanno fatto il loro lavoro – terzo appuntamento del ciclo di incontri dedicato ai Dieci Comandamenti: una giornalista e scrittirice, che nel suo ultimo laoro (“Ribelli”, Infinito), è andata a ricercare le voci dei partigiani ancora in vita, perchè il loro racconto orale non vada disperso; un senatore del PDL, che ha voluto proporre una riflessione sulla menzogna necessaria, sulla scia di Machiavelli, che metteva in guardia contro le ipocrisie delle “verità”; un regista del Piccolo di Milano, abituato alla convenzionale parola del teatro, una parola coccolata e preparata minuziosamente, paradossale perché menzoagna per definizione, eppure verità della scena, a carte scoperte; e un pastrore valdese, che ogni domenica affronta il sermone per annunciare e spiegare il verbo.